La storia della moka: come una caffettiera ha cambiato l’Italia

La storia della moka inizia nel 1933, quando nasceva un oggetto destinato a rivoluzionare il modo di bere caffè in Italia. Non solo una caffettiera: un simbolo, un’icona, un pezzo di design che ha attraversato 90 anni senza perdere il suo fascino.


L’oggetto più iconico delle cucine italiane

Aprire un cassetto, un mobile, una credenza in una casa italiana significa, quasi sempre, trovare una moka. Argentata, nera, grande, piccola, nuova o ereditata dalla nonna.

La moka non è solo una caffettiera. È un simbolo del vivere italiano, un oggetto di design presente nelle collezioni permanenti del MoMA di New York e della Triennale di Milano. È venduta in oltre 2 milioni di esemplari nel mondo, di cui il 60% all’estero.

Ma come è nata? E perché, dopo 90 anni, continua a essere così presente nelle nostre vite?


Prima del 1933: il caffè era un lusso

All’inizio del Novecento, bere caffè a casa non era semplice.

Chi poteva permetterselo usava la cuccumella napoletana, la caffettiera a ribaltamento: lenta, complicata, che richiedeva attenzione e pratica. A Napoli, in particolare, era il metodo tradizionale per preparare il caffè in casa. Altri preparavano il caffè bollito, alla turca, con risultati spesso mediocri.

Il caffè buono, quello vero, si beveva al bar. La storia del caffè in Italia stava per cambiare per sempre. Le macchine per espresso esistevano già, ma erano grandi, costose, destinate solo ai locali pubblici.

Alfonso Bialetti, imprenditore e inventore di Omegna, in provincia di Verbania, aveva un’ossessione: portare nelle case degli italiani un caffè buono come quello del bar. Creare un oggetto semplice, economico, accessibile a tutti.

Nel 1933, quell’ossessione divenne realtà.


L’intuizione di Alfonso Bialetti

La leggenda racconta che Alfonso Bialetti trovò l’ispirazione osservando le prime lavatrici a pressione dell’epoca, quelle con la caldaia che faceva salire l’acqua saponata attraverso il bucato.

Applicò lo stesso principio al caffè: acqua calda che sale per pressione attraverso la polvere di caffè, estraendo aromi e sapori senza bisogno di elettricità o meccanismi complicati.

Nacque così la Moka Express, brevettata nel 1933.

Era rivoluzionaria nella sua semplicità: tre pezzi (caldaia, filtro, raccoglitore), nessuna parte elettrica, facile da usare, economica da produrre.

Per la prima volta, chiunque poteva fare un caffè dignitoso a casa propria.


Il design: forma e funzione

La Moka Express aveva una forma inconfondibile: ottagonale.

Non era solo una scelta estetica. La forma a otto lati garantiva una distribuzione uniforme del calore, riduceva le deformazioni nel tempo e rendeva la presa più salda.

Alfonso Bialetti scelse l’alluminio come materiale. All’epoca era considerato moderno, innovativo, simbolo di progresso. Era leggero, resistente, conduceva il calore in modo eccellente e costava relativamente poco.

Si narra che la silhouette della moka fosse ispirata alla figura della moglie di Alfonso: il capo, le spalle larghe, la vita stretta, una gonna plissettata. Verità o leggenda, la forma rimane iconica.

La Moka Express era bella e funzionava. Due qualità che raramente coesistono.


La diffusione: dagli anni ’30 al dopoguerra

Negli anni ’30, la moka iniziò a diffondersi, ma lentamente. Era un oggetto nuovo, che richiedeva un cambiamento di abitudini.

La vera esplosione avvenne nel dopoguerra, grazie a Renato Bialetti, figlio di Alfonso.

Renato capì che la moka non era solo un prodotto: era un simbolo. E i simboli si comunicano.

Investì in pubblicità, portò la moka in televisione, la fece entrare nell’immaginario collettivo. La Moka Express divenne un oggetto di desiderio, un regalo di nozze, un pezzo d’arredamento.

Negli anni ’50 e ’60, la moka era ovunque: nelle case operaie, nelle cucine borghesi, nei rifugi di montagna, nelle case al mare.

Era democratica. Costava poco, durava decenni, faceva un buon caffè. Non serviva altro.


L’Omino coi Baffi: un’icona nell’icona

Nel 1953, Renato Bialetti commissionò al fumettista Paul Campani un marchio per la Moka Express.

Campani disegnò un omino stilizzato con i baffi, un braccio alzato e un’espressione soddisfatta. L’omino era ispirato a Renato stesso, con i suoi caratteristici baffi e il suo entusiasmo contagioso.

Quel disegno divenne uno dei loghi più riconoscibili al mondo. L’Omino coi Baffi è la moka, e la moka è l’Omino.

Quando Renato Bialetti morì, nel 2016, le sue ceneri furono messe in un’urna a forma di moka. Un ultimo gesto poetico per l’uomo che aveva reso la caffettiera un simbolo globale.


Un simbolo italiano nel mondo

Oggi la Moka Express è esposta nei musei di design più importanti del mondo.

Il MoMA di New York la include nelle sue collezioni permanenti. La Triennale di Milano la celebra come esempio di design industriale italiano.

È stata copiata, imitata, reinterpretata. Ma l’originale, quella ottagonale di Bialetti, resta unica.

Oltre 2 milioni di moka vengono vendute ogni anno nel mondo. Il 60% fuori dall’Italia. È un pezzo d’Italia esportato ovunque: Parigi, Londra, Tokyo, New York.

Chi compra una moka non compra solo una caffettiera. Compra un rito, una storia, un modo di vivere.


Novanta anni dopo

Sono passati 90 anni dalla nascita della Moka Express.

Le macchine per espresso domestiche sono diventate accessibili. Le cialde e le capsule hanno semplificato ulteriormente la preparazione del caffè. La storia dell’espresso ha portato il bar nelle nostre case. Eppure, la moka resiste.

Resiste perché è sostenibile: nessuno scarto, nessuna plastica, infinitamente riutilizzabile. L’alluminio si ricicla all’infinito.

Resiste perché è affidabile: non si rompe, non ha componenti elettriche, funziona su qualsiasi fornello.

Resiste perché è nostra: il suono, il profumo, il gesto di avvitarla, di mescolare il caffè prima di versarlo. È un rito che ci lega ai nostri genitori, ai nostri nonni.

La moka non è tecnologia. È cultura.


La rivoluzione silenziosa del caffè quotidiano

Alfonso Bialetti non ha inventato il caffè. Ha inventato il modo in cui milioni di italiani lo bevono ogni giorno.

Ha trasformato un lusso da bar in un gesto domestico. Ha reso il caffè democratico, accessibile, quotidiano.

La Moka Express è una delle più grandi rivoluzioni silenziose del Novecento. Non ha cambiato il mondo con fragore. Lo ha cambiato lentamente, una tazzina alla volta.

Oggi, quando prepari il caffè con la moka, partecipi a quella rivoluzione. Ripeti un gesto che ha 90 anni, ma che non invecchia mai.

Vuoi imparare a usarla nel modo migliore? Leggi la nostra guida per preparare la moka perfetta. Oppure esplora altre storie del mondo del caffè.